2 settembre 2013

Basf e materiali biodegradabili e compostabili


Basf è uno dei maggiori produttori di materie plastiche a livello mondiale.
Fino ad ora l'azienda proponeva un solo tipo di materiale biodegradabile e compostabile adatto principalmente all'estrusione.
Con questo tipo di lavorazione è possibile produrre pellicole trasformabili in buste o teli per pacciamatura.


Basf ha presentato recentemente due nuove resine: la prima adatta alla termoformatura (produzione di piatti, vaschette, vassoi....); la seconda allo stampaggio ad iniezione (produzione tra l'altro di posate biodegradabili).
Attendiamo di avere nuove notizie e pareri sulle resine ma fin da ora non possiamo che accogliere positivamente la notizia.
Come abbiamo sempre detto, l'ingresso di nuovi produttori nel mercato delle bioplastiche può portare solo effetti positivi sia dal punto di vista della ricerca (proprietà dei materiali) che dal punto di vista della concorrenza (riduzione del prezzo ad oggi ancora troppo elevato).

14 agosto 2013

Le bottiglie da Oscar


L'Oscar dell'imballaggio 2013 è andato ad Acqua Minerale San Benedetto per la sua linea "Progetto Eco-Green".
Tale linea si affianca a quella tradizionale e comprende vari formati (mezzo litro, litro, 1,5 e 2 litri).
La particolarità è che scegliendo queste bottiglie si finanzia l'acquisto di crediti di tipo "VERs" che vanno a compensare il 100% delle emissioni di anidride carbonica legate all'intero ciclo di vita dei prodotti.
In sostanza una percentuale del prezzo pagato dal cliente viene utilizzata per finanziare progetti ecosostenibili finalizzati alla salvaguardia del clima globale.

L'aspetto più interessante dal punto di vista tecnologico è che le bottiglie sono realizzate utilizzando una percentuale di PET rigenerato proveniente dal riciclo della plastica.
Tale fatto costituisce un'importante novità in quanto consente di ridurre il fabbisogno di plastica complessivo.
Ricordiamo infatti che quando non è possibile sostituire la plastica con materie prime provenienti da risorse organiche (materiali biodegradabili e compostabili) la riduzione degli imballaggi e il loro recupero sono le principali leve su cui è possibile agire.

Speriamo che questo esempio sia seguito presto da altri produttori di imballaggi.

3 agosto 2013

Ma dove finiscono i nostri elettrodomestici guasti?


Sono apparse recentemente delle statistiche piuttosto allarmanti sul riciclo dei piccoli elettrodomestici.
Dai dati appare evidente come la maggior parte di essi al termine della propria vita viene gettato, nella migliore delle ipotesi, nel sacco nero.
Tali rifiuti contengono materie prime che possono essere facilmente recuperate (alcune tra l'altro di elevato valore) ma anche sostanze fortemente inquinanti.
Purtroppo risulta che nel 2012 sono stati smaltiti correttamente solo il 18% degli articoli facenti parte di questo raggruppamento dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) cioè 39.000 tonnellate contro le 200.000 tonnellate di prodotti nuovi immessi nel mercato italiano.
Ricordiamo che per un corretto smaltimento è possibile portare i nostri vecchi elettrodomestici nelle isole ecologiche oppure nei negozi in cui compriamo i nuovi articoli e che hanno l'obbligo di ritirarli.

Un altro studio infine mette in luce come la tendenza di noi italiani a conservare i vecchi elettrodomestici guasti o datati porti ad avere un vero e proprio "tesoro" inutilizzato nelle cantine o soffitte del paese e questo per l'elevato valore delle materie prime recuperabili da tali oggetti (rame per esempio).

La speranza è che le isole ecologiche siano finalmente presenti in tutto il paese e che la cultura della raccolta differenziata e del riciclo contagi tutti.

22 giugno 2013

Mercato dei polimeri biodegradabili, la crescita continua




Il mercato dei polimeri biodegradabili, pur essendo ancora un mercato di nicchia, negli ultimi 8-10 anni ha continuato a crescere ad un tasso annuo medio del 10,5 %.
Si è passati da un consumo globale di 335.000 tonnellate nel 2005 a 450.000 nel 2008 per arrivare nel 2012 a 675.000 corrispondenti ad un valore di circa 2,5 miliardi di dollari.
Per maggiori dettagli sulle varie tipologie di materie prime presenti sul mercato rimandiamo ad un nostro post precedente.
Il principale settore di utilizzo dei polimeri bio è senza dubbio quello dell'imballaggio.
Tra le altre applicazioni vi sono: settore biomedicale, industria dell'automobile, agricoltura... oltre naturalmente alle posate e stoviglie biodegradabili.
Le previsioni per il futuro sono ancora positive: si pensa che i vantaggi derivanti dall'utilizzo di materie prime non derivanti del petrolio spingeranno un numero sempre maggiore di trasformatori e di consumatori a preferirle a quelle tradizionali.
La speranza è che la crescita del mercato comporti una riduzione dei costi di produzione e quindi del prezzo di vendita.
Solo così, a nostro parere, i consumatori saranno invogliati a preferire prodotti bio e compostabili soprattutto in un periodo di forte crisi economica come quella che stiamo vivendo.

18 maggio 2013

Produttori di stoviglie monouso in Italia

Diversi lettori ci hanno scritto di come sia difficile trovare aziende che producano realmente stoviglie monouso in plastica o biodegradabili.
Le aziende rintracciabili sono nella maggior parte dei casi rivenditori che hanno a catalogo un'ampia gamma di prodotti. Da una parte ciò è comodo in quanto ci permette di trovare da un unico fornitore tutti gli articoli che ci servono, dall'altro l'aumento dei "passaggi" commerciali porta ad avere prezzi più elevati e rende più complicata la ricerca di confezioni o prodotti che soddisfino in pieno le nostre esigenze.
Va detto che considerazioni di questo tipo valgono soprattutto per chi ha consumi elevati e continui e non per chi debba organizzare un singolo evento.

Vediamo di capire perchè sul mercato siano presenti pochi produttori e molti rivenditori.
Il nostro paese è sempre stato un paese prettamente manifatturiero; negli ultimi anni con l'avvento della globalizzazione alcuni settori hanno avuto enormi difficoltà.
Le aziende italiane hanno dovuto confrontarsi con aziende straniere che hanno costi del lavoro nettamente inferiori e controlli (anche sulle materie prime) molto blandi. Si veda ad esempio l'inchiesta del giornalista di Report che abbiamo già segnalato.

Le alternative possibili per resistere in un mercato così aggressivo sono:

a) delocalizzare i siti produttivi in paesi in cui è più conveniente produrre
Molte aziende hanno seguito questa logica attirate dai bassi costi e anche dagli incentivi offerti da paesi stranieri. Oltre che per gli addetti che hanno perso l'occupazione, alla lunga la soluzione sarà senz'altro negativa per tutti: se nel paese non si produce ricchezza i cittadini non hanno la possibilità di spendere e per assurdo di comperare anche i prodotti che costano meno perchè fabbricati all'estero.

b) investire per ridurre i costi di produzione
Dato il prezzo delle materie prime e della forza lavoro per ridurre il costo di produzione si può intervenire aumentando l'automazione o le economie di scala (acquisti, logistica, rete di vendita...).
Questa soluzione è stata intrapresa da aziende che avevano già una dimensione rilevante o che avevano le capacità economiche per realizzare grandi investimenti.
Le aziende hanno senza dubbio aumentato la propria efficienza e questo è un aspetto positivo ma lasciateci osservare che anche in questo caso si è in definitiva ridotta la forza lavoro e quindi il reddito medio disponibile per i cittadini.

c) specializzarsi in settori di nicchia oppure fornire prodotti "dedicati"
Le aziende rimaste in Italia che non hanno la forza di fare grandi investimenti hanno puntato sulla ricerca, sulla specializzazione e sul servizio al cliente.

Permettetemi un'ulteriore osservazione. Ogni tanto qualche studioso o economista dice che l'Italia dovrebbe abbandonare i settori produttivi a "basso contenuto tecnologico" lasciandoli ai paesi in via di sviluppo e concentrarsi su altri in cui è richiesta una istruzione o specializzazione più elevata.
Non so voi cosa ne pensiate ma credo che nel nostro paese ci siano ancora molti lavoratori che abbiano bisogno di lavori prettamente manuali e che non ci sia nessun motivo per il quale si debba negar loro la possibilità di guadagnarsi da vivere.
Personalmente poi non ritengo che un paese possa perdere tutte le proprie industrie nel giro di qualche decennio e trasformarsi in uno fornitore di servizi.

Certamente esistono dei settori relativamente nuovi oppure alcuni caratteristici del made in Italy in cui la situazione è meno critica ma quello delle stoviglie monouso in plastica purtroppo non fa parte di questi.
Le stoviglie biodegradabili invece sono in un certo senso un'isola felice anche se qui il problema è legato oltre che al prezzo ancora elevato alla mancanza di norme valide in tutto il paese.

Dopo questa breve analisi "economica" comincia ad essere più chiaro perchè sia più facile trovare rivenditori piuttosto che produttori...
Un imprenditore che voglia aprire un'azienda manifatturiera oltre che conoscere i processi produttivi deve avere a disposizione un capitale rilevante se vuole avere la speranza di resistere sul mercato.
Se state leggendo questo blog avrete certamente una certa conoscenza del web e vi sarete imbattuti in siti di produttori "orientali" che propongono la vendita di interi container di prodotti di qualunque tipo a basso prezzo.
Basta una deposito (ultimamente se ne trovano facilmente di vuoti....) e una semplice rete di vendita ed il gioco è fatto senza troppi problemi...
Sia chiaro che non vogliamo in questo modo generalizzare e tanto meno criticare a priori chi si mette in gioco cercando di creare lavoro e ricchezza.


Concludendo questo lungo post facciamo solo una raccomandazione: rivolgiamoci a rivenditori o a produttori ma cerchiamo, ove sia possibile di scegliere prodotti realizzati in Italia!!! 

11 aprile 2013

Prodotti "bio" contraffatti

La notizia è di questi giorni: la Guardia di Finanza ha sequestrato tonnellate di prodotti spacciati per biologici che in realtà contenevano OGM e pesticidi.
Si tratta di soia, mais e grano tenero provenienti da Ucraina e India che, sdoganati a Malta, erano destinati al mercato zootecnico e alimentare italiano.
Dopo i recenti scandali legati alla carne equina presente in prodotti pronti (lasagne, ravioli,...) tocca al settore degli alimenti biologici, suo malgrado, entrare nell'occhio del ciclone.
Senza dubbio il danno d'immagine sarà notevole per un mercato che punta decisamente sulla qualità e sulla genuinità.
Il fatto che i controlli abbiano smascherato i soliti "furbetti" ci deve però far pensare che le forze dell'ordine siano vigili e riescano a tutelare noi consumatori.
Da parte nostra possiamo cercare di prestare attenzione a ciò che compriamo leggendo attentamente le etichette che devono riportare informazioni dettagliate sugli ingredienti e sui produttori (etichetta europea).
Ci permettiamo inoltre di consigliare veri prodotti made in Italy, sia perché sono generalmente i più controllati sia per aiutare le nostre aziende in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo.

9 aprile 2013

Bottiglie in tasca per i jeans Levi's


Una buona notizia arriva da uno dei più importanti produttori di jeans al mondo.
La Levi's ha deciso di realizzare una linea dei suoi famosi denim (Waste<Less) utilizzando materiale proveniente dal riciclo delle bottiglie in PET.
Vengono utilizzate bottiglie marroni della birra, verdi del seltz, trasparenti dell'acqua e vassoi neri per alimenti. I contenitori, una volta selezionati, vengono ridotti a fiocchi e poi trasformati in fibra poliestere, questa viene miscelata alla fibra del cotone da cui si ottiene il tessuto.
Ogni paio di jeans contiene almeno il 20% di materiale riciclato equivalente a circa 8 bottiglie da 1/2 litro.

Ci sembra importante che anche marchi conosciuti in tutto il mondo comincino ad essere sensibili ai temi ecologici, ci auguriamo che ciò aiuti a diffondere sempre più concetti quali il riciclo e il risparmio delle materie prime.

A margine della notizia riportiamo anche un'iniziativa dell'associazione PlasticsEurope.
Viene ufficialmente richiesto alla Commissione Europea che nella nuova direttiva sulle discariche prevista per il 2014 sia introdotto il divieto di smaltire in discarica rifiuti in plastica.
Con questo si intende stimolare il riciclo e nel caso di oggetti non riciclabili almeno il recupero energetico (tramite la combustione controllata dato l'alto potere calorifico della plastica).

1 aprile 2013

Stoviglie monouso in plastica, impatto ambientale e capacità di riciclo




Un lettore ci ha segnalato un interessante studio effettuato dall'Università di Trento.
La ricerca confronta stoviglie (piatti e bicchieri) realizzati con diverse materie prime concentrandosi in particolare sul loro impatto ambientale e capacità di riciclo.
Senza entrare troppo nel dettaglio lo studio è basato sull'analisi del ciclo di vita ovvero il metodo oggettivo di valutazione dei carichi energetici e ambientali potenziali associati a un prodotto nel suo intero ciclo di vita.
In un'analisi di questo tipo assume chiaramente una grande importanza lo smaltimento dell'oggetto dopo il suo utilizzo.

Ci sembra importante sottolineare le ipotesi alla base dello studio.

Si sono considerati:
- piatti in porcellana (utilizzo previsto 1000 pasti) smaltiti in discarica
- piatti monouso in plastica (PS o PP): 50% smaltimento al termovalorizzatore, 50% riciclo meccanico
- piatti monouso in polpa di cellulosa: 50% termovalorizzatore, 50% compostaggio
- piatti monouso in PLA: 50% termovalorizzatore, 50% compostaggio

Risulta fondamentale l'impatto della norma europea che da circa un anno consente finalmente lo smaltimento di piatti e bicchieri in plastica con la raccolta differenziata.

Dal punto di vista ambientale la ricerca vede in un ipotetico podio sul gradino più alto i piatti in porcellana seguiti a sorpresa da quelli in plastica, terzi i piatti in cellulosa e ultimi quelli in PLA.

Senza voler contestare la validità della ricerca osserviamo che la stessa è stata commissionata dall'associazione dei produttori di stoviglie monouso in plastica (PRO.MO) e che le ipotesi scelte sono senz'altro favorevoli alle stoviglie in plastica.
Si è ipotizzato infatti che tutte le stoviglie in plastica vengano "riciclate" correttamente mentre per quelle compostabili non si è andati oltre ad una percentuale del 50% inviate al compostaggio.
Possiamo augurarci che presto in tutto il paese la situazione del recupero delle stoviglie sia quella ipotizzata ma permetteteci di dire che al momento, purtroppo, non ci sembra ancora troppo realistica.

9 marzo 2013

Un nuovo materiale naturale per imballaggi: Progetto WheyLayer




Il progetto WheyLayer finanziato dalla Comunità Europea ha concluso la sua prima fase di studio.
Partendo dal siero di latte si è messo a punto un nuovo materiale naturale che ha le proprietà "plastiche" necessarie alla produzione di imballaggi per alimenti, cosmetici e farmaci.
Tra le caratteristiche principali va sottolineata anche l'elevata proprietà barriera.
L'aspetto importante del progetto è che il siero utilizzato rappresenta in realtà un prodotto di scarto dell'industria casearia, utilizzato solo in parte per la produzione di mangimi animali.
La seconda fase prevede ora lo studio degli specifici imballaggi: si pensa di produrre film, vassoi, blister, tubetti e contenitori vari.
Gli imballi realizzati con questo nuovo materiale naturale saranno chiaramente smaltibili tramite il processo di compostaggio.

Al giorno d'oggi nella progettazione di nuovi prodotti è importante considerare il problema del loro smaltimento a fine vita. Per questo la nostra speranza è che materiali di origine naturale vengano messi a punto di continuo in modo da fornire valide alternative all'utilizzo di materiali tradizionali (plastica in primis).

2 marzo 2013

Le gelaterie GROM scelgono le bioplastiche



Grom è un'azienda che produce gelato di qualità conosciuto in tutto il mondo: i suoi 57 punti vendita sono distribuiti tra Europa, Giappone e Americhe.
La caratteristica che contraddistingue i suoi prodotti è l'utilizzo di materie prime naturali provenienti da agricoltura biologica.
In quest'ottica va inquadrata anche l'iniziativa "Grom loves world".
All'attenzione per le materie prime si affianca quella per l'ambiente, tutti gli articoli utilizzati nelle gelaterie (coppette, cucchiaini....) saranno realizzati con carta riciclata (o proveniente da foreste gestite in maniera responsabile) oppure in Mater-bi. In tutti i negozi sarà poi realizzata la raccolta differenziata.
Il Mater-bi è la bioplastica della Novamont di cui abbiamo già parlato diffusamente e che permette di ottenere stoviglie biodegradabili e compostabili.
Queste stoviglie dopo l'uso possono essere smaltite con la frazione umida riducendo l'impatto ambientale dei prodotti usa e getta.

Si tratta di una collaborazione importante tra due società italiane conosciute in tutto il mondo per la qualità dei propri prodotti che non può che essere vista positivamente.

20 gennaio 2013

2013 e Tares: anno nuovo, tassa nuova e vecchi problemi?

A gennaio 2013 è entrata in vigore la Tares, la nuova tassa sui rifiuti.
L'imposta sostituirà la Tarsu e la Tia e dopo l'Imu si preannuncia come un'altra "stangata" per noi cittadini.
Oltre a coprire i costi del servizio della gestione dei rifiuti con questo balzello gli enti locali copriranno le spese necessarie a garantire i servizi definiti "indivisibili".
Con questo termine ci si riferisce, per esempio, all'illuminazione e alla manutenzione delle strade per i quali non è certo facile trovare un modo equo per ripartire i costi tra i cittadini.
Le nuove tariffe saranno sicuramente più alte di quelle che abbiamo pagato fino ad ora in quanto ci sarà un incremento certo di 30 centesimi di euro al metro quadro e un ulteriore aumento di 10 centesimi facoltativo che potranno gestire direttamente le amministrazioni locali.

A parer nostro l'idea di allocare i costi in base ai metri quadri occupati può anche essere giusta, quello che però noi cittadini dobbiamo pretendere, a maggior ragione dopo un aumento delle imposte, è una corretta e virtuosa gestione del ciclo dei rifiuti.
Non sono più accettabili situazioni nelle quali non si preveda la raccolta differenziata e si punti tutto su discariche ed inceneritori.
La realtà purtroppo continua a consegnarci situazioni di emergenza rifiuti a cui si risponde con soluzioni tampone che non sono frutto di una pianificazione oculata ma che rappresentano un enorme affare per pochi.
Vi sono paesi in Europa per i quali i rifiuti non rappresentano un problema ma una vera e propria risorsa!
Forse saremo degli illusi ma continuiamo a sperare che la situazione cambi anche da noi.
Va sottolineato infatti che l'unico modo per riuscire a far diminuire la Tarsu è ridurre i costi della gestione dei rifiuti e il modo più semplice ed efficace di farlo è differenziare e riciclare.

Un'ultima nota sul recente rinvio della prima rata da aprile a luglio: è bene dire che la Tarsu è comunque entrata in vigore a gennaio, si è solamente rinviato il primo pagamento che verrà recuperato in seguito.
Non ci sembra sinceramente un modo serio di comportarsi ma solo un modo di rimandare un possibile "problema" della campagna elettorale...        

13 gennaio 2013

Un nuovo carburante pulito per il trasporto pubblico

Abbiamo appena letto una notizia riguardante una nuova ed interessante sperimentazione.
L'azienda che si occupa dei trasporti pubblici della provincia del Verbano Cusio Ossola si è posta il problema di ridurre l'impatto ambientale dei propri automezzi.
L'idea, profondamente innovativa, è quella di utilizzare la porzione organica dei rifiuti per produrre un carburante per gli autobus di linea.

Il processo, ancora in fase di studio, prevede sostanzialmente due fasi:

- pirolisi veloce durante la quale gli scarti vengono trasformati in un bio-olio (già messa a punto)
- raffinazione attraverso la quale il bio-olio viene trasformato in un green-diesel (in fase di studio)

Una volta messo a punto l'intero processo i vantaggi ottenuti saranno molteplici.
La frazione umida dei rifiuti avrà un nuovo possibile utilizzo (oltre al più volte citato compost) e quindi la raccolta differenziata subirà una nuova accelerazione. Il costo del carburante non sarà più legato all'andamento del mercato del petrolio e quindi si avranno risparmi a livello economico oltre naturalmente che dal punto di vista di produzione di anidride carbonica.

Ci piace sottolineare come questi studi siano quasi interamente finanziati attraverso il credito d'imposta sulla ricerca. Ciò dimostra come gli investimenti di questo tipo siano fondamentali, soprattutto in un periodo di crisi come questo, per creare sviluppo e per cercare di migliorare la situazione ormai critica del nostro pianeta.

Per maggiori e più dettagliate informazioni rimandiamo all'articolo: