5 novembre 2011

Il processo di compostaggio e le posate biodegradabili

Le posate biodegradabili, realizzate con materiale biodegradabile e compostabile, possono essere smaltite insieme alla frazione umida dei rifiuti urbani in modo da ottenere il compost.
Il processo di compostaggio è l'insieme delle operazioni che consentono di trasformare gli scarti da problema ambientale a risorsa.
La quantità di spazzatura prodotta globalmente è in continua crescita sia per l'aumento della popolazione che per gli stili di vita orientati sempre più verso quelli delle società consumistiche.
A breve le "emergenze rifiuti" non saranno più casi isolati. L'unica soluzione è quella di affrontare il problema in maniera serio e con una programmazione di medio/lungo termine, che non si preoccupi cioè soltanto di tamponare un'emergenza ma di risolverla.
L'obiettivo dovrebbe essere quello di limitare il più possibile le quantità di immondizia indifferenziata smaltita in discarica o tramite inceneritori. Queste sono soluzioni che possono andare bene in momenti di emergenza ma non nel lungo periodo.
La raccolta differenziata su tutto il territorio nazionale è senza dubbio il primo intervento da predisporre, a monte poi si dovrebbero mettere in campo tutti gli accorgimenti necessari a ridurre i rifiuti  (per esempio limitazione e possibilità di riciclaggio degli imballaggi).

Venendo al processo di compostaggio vogliamo qui dare solo alcune informazioni e nozioni di base senza voler entrare troppo nel dettaglio.
Le sostanze che possono essere sottoposte al compostaggio sono numerose, ne citiamo solo alcune: scarti legnosi, rifiuti di natura organica, sfalci, scarti provenienti da industrie alimentari e cartarie, letame, lettiere e scarti provenienti da aziende agricole.
Il compostaggio è un processo di tipo aerobico durante il quale microorganismi presenti nell'ambiente attaccano la frazione organica della miscela trattata liberando sostanze come vapore acqueo, anidride carbonica e sali minerali. Dopo alcuni mesi si ottiene il compost, prodotto ricco di humus che viene ampiamente utilizzato in agricoltura.
La trasformazione descritta si osserva normalmente in natura per esempio nelle lettiere dei boschi o nel letame; negli impianti industriali di compostaggio si tengono sotto controllo le varie fasi in modo da velocizzare le trasformazioni e da ottenere un prodotto più omogeneo e ricco di sostanze nutritive per i terreni.

Le fasi principali del processo sono:

- Preparazione della miscela
In questa fase si decide quali materiali trattare e in che quantità. Particolare importanza assumono aspetti quali: rapporto tra carbonio e azoto, umidità, presenza di materiali facilmente degradabili e di materiali ricchi di lignina e cellulosa. Può essere necessario sottoporre la carica ad un processo di trituramento per facilitare le reazioni.

- Biossidazioni
Nella prima parte della procedura la frazione organica più facilmente assimilabile subisce un attacco microbico che ha, tra gli altri, l'effetto di portare ad un innalzamento della temperatura. A 55°-60°C si verifica una sorta di igenizzazione in quanto si riduce il numero di microbi presenti e vengono eliminati alcuni germi patogeni (salmonella).
Durante questa fase la miscela viene trattata con rivoltamenti e insufflazioni forzata di aria.

- Maturazione
L'ultima fase è quella più lunga (può richiedere alcuni mesi) e comporta la formazione di sostanze umiche che caratterizzano la qualità del compost. La massa si raffredda lentamente fino a temperatura ambiente e assume un aspetto più scuro e gli odori prodotti si riducono parecchio.

Al termine del processo il compost può essere sottoposto ad una vagliatura per togliere eventuali impurità e per portarlo alla pezzatura voluta.
Il prodotto ottenuto può essere usato come fertilizzante in diversi settori (agricoltura, vivaistica, gestione del verde pubblico...) ed essendo ricco di azoto, fosforo e potassio rappresenta una valida alternativa ai fertilizzanti chimici.

Da quanto detto appare chiaro come gli impianti di compostaggio rappresentino un'occasione di investimento economico oltre che ambientale.
La frazione organica dei rifiuti può essere trasformata da "problema" a risorsa consentendo oltretutto la riduzione dell'utilizzo di prodotti chimici in agricoltura.
Il compost poi avendo tutte le proprietà precedentemente descritte ha un prezzo di mercato che consente agli imprenditori/amministratori che decidono di investire in impianti di compostaggio di avere anche un ritorno economico.

Le posate biodegradabili che possono essere smaltite con la frazione organica non vanno a confluire nella massa di rifiuti che vanno in discarica o all'inceneritore e possono perciò rappresentare anche una risorsa. I vantaggi sono più evidenti se si considerano le quantità di stoviglie monouso utilizzate giornalmente nella ristorazione collettiva. Ci sembra giusto ricordare come le stoviglie biodegradabili possano essere trattate al momento solo con impianti di compostaggio industriali e non singolarmente dai cittadini.

Per quanto riguarda le stoviglie monouso in plastica rimandiamo ad un altro nostro post in cui si analizzavano le ragioni per cui non possono rientrare nel circuito virtuoso della raccolta differenziata. 

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