28 aprile 2012

Il riciclo delle stoviglie in plastica, finalmente un passo avanti!

Piatti e bicchieri in plastica finalmente si riciclano
Qualcosa sembra finalmente muoversi...

Dopo aver dato la buona notizia delle nuove e più chiare regole sugli shopper biodegradabili ci troviamo a darne un'altra a distanza di pochi giorni.
Più volte abbiamo segnalato come fosse assurdo gettare le stoviglie in plastica insieme ai rifiuti indifferenziati e quindi sprecare una materia prima facilmente recuperabile bruciandola negli inceneritori o peggio sotterrandola nelle discariche.
Come avevamo già sottolineato la raccolta e il recupero degli imballaggi plastici è vincolato ad un contributo che i produttori devono versare al Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai).
Fino ad ora le stoviglie non venivano sempre considerate tali e quindi erano escluse da questo circolo virtuoso.

Un accordo tra Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Conai ha permesso di superare questo intoppo e quindi finalmente dal 1 maggio 2012  piatti e bicchieri saranno considerati alla stregua di imballaggi. Per il momento restano escluse le posate.
La nostra idea è che si dovrebbe cercare di riciclare il più possibile e quindi speriamo che presto si faccia un ulteriore passo avanti.

Le stoviglie biodegradabili rappresentano in ogni caso una buona alternativa a quelle tradizionali in plastica in quanto il loro recupero è molto più semplice e veloce perchè, se realizzate con materiali biodegradabili e compostabili, possono essere avviate direttamente dopo l'uso al processo di compostaggio.

L'impressione positiva che danno questi ultimi provvedimenti è che finalmente si cerchi di affrontare il problema della gestione del ciclo dei rifiuti in modo serio e con programmazione. Speriamo che la politica delle emergenze e dei decreti ad hoc sia finita!!

25 aprile 2012

Shopper biodegradabili, a breve la conferma del disegno di legge

Si avvicina fortunatamente la versione definitiva della norma che regolerà l'utilizzo dei sacchetti biodegradabili.
Il Parlamento sembra intenzionato a indicare in maniera netta e precisa che gli unici shopper che possono essere definiti tali sono quelli che rispettano la norma europea EN 13432.
Ricordiamo che tale norma stabilisce in sintesi che gli oggetti non devono produrre, dopo la loro degradazione, resti dannosi per l'ambiente. Abbiamo già trattato l'argomento parlando della differenza tra i concetti di biodegradabile e compostabile.
Non possiamo che essere soddisfatti per la decisione presa in quanto si mette finalmente chiarezza nel settore.
La norma dovrebbe entrare in vigore il 31 dicembre 2012 mentre le sanzioni scattaranno dal 31 dicembre 2013. Si tratta di un passo importante dal punto di vista ambientale per il nostro paese ed inoltre solo stabilendo regole precise si può permettere alle aziende "oneste" di essere competitive.

Concludiamo ricordando che con il nuovo disegno di legge gli unici shopper commerciabili, oltre a quelli biodegradabili, saranno quelli aventi uno spessore minimo da poterne garantire il riutilizzo.

14 aprile 2012

Risparmio energetico nella produzione delle posate biodegradabili

Visto l'interesse dei nostri lettori per il processo di produzione delle stoviglie bio abbiamo deciso di approfondirne alcuni aspetti. Le informazioni di questo post ci sono state fornite direttamente da personale che si occupa dello stampaggio ad iniezione.

In precedenza, parlando della produzione delle posate biodegradabili, abbiamo descritto le principali fasi del processo. Per brevità non ci dilungheremo nel ricordarle rimandando i lettori al suddetto post.
Vogliamo occuparci ora delle presse ad iniezione, le macchine utilizzate nello stampaggio, analizzando i progressi tecnologici che le hanno interessate negli ultimi decenni.

Una pressa è una macchina piuttosto complessa che deve realizzare numerose operazioni. Oltre al riscaldamento della materia prima contenuta nel cilindro di plastificazione deve essere in grado di attuare diversi movimenti tra i quali i principali sono: apertura/chiusura stampo, estrazione (per estrarre i pezzi solidificati dallo stampo), azionamento del gruppo iniezione (carica del materiale ed iniezione dello stesso nello stampo). Tutti i movimenti devono poi essere "controllati" regolandone velocità, corse e pressioni.

Pressa idraulica d'epoca
Le presse tradizionali vengono definite idrauliche in quanto un gruppo motore elettrico-pompa manda in pressione dell'olio che attraverso condotti e valvole permette i vari movimenti.
L'aspetto negativo di questo schema è che la pompa idraulica manda in pressione una quantità d'olio sostanzialmente fissa, indipendentemente cioè dalle richieste della pressa. Si ha per questo un doppio spreco di energia: uno legato al lavoro della pompa e un altro legato all'impianto di raffreddamento. L'olio mandato in pressione infatti si riscalda e per mantenerlo ad una temperatura d'esecizio ideale deve essere raffreddato attraverso uno scambiatore di calore.

Nel corso degli anni i costruttori di presse hanno agito sostanzialmente su due fronti: miglioramento del controllo dei movimenti e aumento dell'efficienza energetica.

Per quanto riguarda il primo aspetto si è passati da regolazioni manuali tramite manettini e fine corsa  all'utilizzo di PLC (controllo numerico) con video touch-screen e controllo remoto che permettono di regolare e tenere sotto controllo un'infinità di parametri.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, che ci interessa di più, si sono viste diverse fasi.
Sono stati introdotti inizialmente degli accumulatori (recipienti in pressione) che permettono di soddisfare i picchi di energia richiesta "immagazzinandola" quando ne serve meno. La filosofia è quella di far lavorare la pompa idraulica invece che sul valore di picco su quello medio.
Un passo successivo è stato quello di introdurre delle pompe a portata variabile. L'obiettivo in questo caso è cercare di adattare il lavoro della pompa alle reali richieste della pressa, trattando cioè solo l'olio necessario in quel momento.
L'ultimo step è stato quello di abbinare ai motori elettrici degli inverter. In questo modo si agisce sul motore elettrico, modificandone il numero di giri. Questo sistema è particolarmente efficace con tempi di ciclo alti in cui il raffreddamento dei pezzi è molto lungo e la pressa rimane per diversi secondi ferma. L'inverter provoca il sostanziale arresto del motore, azzerrandone i consumi.

Moderna pressa elettrica
Negli ultimi anni si stanno diffondendo poi le presse elettriche. Si tratta di presse che hanno uno schema di funzionamento diverso da quelle idrauliche in quanto non prevedono l'utilizzo di olio.
I movimenti in questo caso vengono realizzati da diversi motori elettrici dedicati. I consumi sono molto inferiori.

Esistono poi varie soluzioni "intermedie" in cui si abbinano con diverse proporzioni i due schemi.

Come si vede il progresso tecnico ha aumentato l'efficienza delle presse e ciò permette ai trasformatori di ridurre il consumo energetico. Questo aspetto è importante sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale in quanto consente di ridurre il contenuto energetico dei manufatti e di conseguenza l'inquinamento derivante.
La situazione economica purtroppo non invoglia gli imprenditori ad affrontare nuovi e rilevanti investimenti (centinaia di migliaia di euro). Servirebbero aiuti o sgravi per favorire un aggiornamento tecnologico delle nostre aziende manufatturiere che permetterebbe loro di essere competitive nel mercato globale e che avrebbe effetti positivi anche dal punto di vista ambientale e del fabbisogno energetico nazionale.

Sappiamo di essere stati un po' troppo "tecnici e lunghi" ma speriamo di aver soddisfatto la curiosità dei lettori interessati ai processi produttivi delle stoviglie biodegradabili e di non aver annoiato troppo gli altri.

4 aprile 2012

Ma la Coca Cola è davvero cancerogena?

La notizia è di qualche settimana fa ed è di quelle che non possono lasciare di certo indifferenti.
Parliamoci chiaro, ormai tutti sanno che le bevande gassate andrebbero consumate con moderazione e gli aneddoti sulla più famosa e diffusa cola sono innumerevoli: chi non ha provato ad immergere una moneta in un bicchiere di Coca Cola per rivederla pulita e come nuova dopo un breve lasso di tempo??
Queste ed altre "proprietà" particolari della bibita made in USA non hanno certo scoraggiato i consumatori di tutto il mondo che l'hanno resa così famosa e diffusa.

Lo Stato della California ha inserito il 4-Mei, un ingrediente del caramello artificiale usato per dare la tipica colorazione alle cole (non solo la Coca Cola ma anche Pepsi e numerose altre...) nella lista delle sostanze potenzialmente cancerogene.
I due colossi americani hanno prontamente ridotto la percentuale dell'ingrediente incriminato e pertanto le bibite hanno un colore meno scuro e brillante di quello che fino ad ora le aveva caratterizzate.

Va detto che già l'anno scorso era stato richiesto all'ente americano per la tutela della salute pubblica di bandire i coloranti sintetici a base di ammoniaca in quanto potenzialmente pericolosi per la salute.
Diciamo che sarebbe stato preferibile provvedere prima all'eliminazione di ingredienti "pericolosi" se non altro per rispetto verso la salute dei consumatori.

Da parte nostra ci uniamo ai vari dietologi consigliando di non esagerare con il consumo delle bibite gassate in genere e in particolare di quelle che contengono coloranti artificiali.
La nostra posizione sugli alimenti e gli additivi sintetici non può che essere scettica. Per definizione noi siamo favorevoli ai prodotti naturali o comunque a ridotto impatto ambientale.