1 gennaio 2012

Shopper biodegradabili: dopo un anno un primo bilancio e.. il decreto che manca!


Ad un anno dall'entrata in vigore della legge riguardante i sacchetti di plastica la società Ispo ha svolto un sondaggio per conto dell'Assobioplastiche per valutarne l'impatto sull'opinione pubblica.
Riportiamo in breve i risultati ottenuti: in generale vi è un elevato grado di conoscenza del divieto della loro commercializzazione (93%) e un atteggiamento positivo a tal riguardo (oltre il 90%).
Il 75% degli intervistati utilizza delle sporte mentre il 50% circa usa frequentemente i sacchetti biodegradabili.
Tra gli intervistati solo il 60% è a conoscenza, purtroppo, della presenza di shopper biodegradabili che non sono compostabili.
Il governo nel decreto mille-proroghe non ha introdotto la norma che tutti si aspettavano e che faceva finalmente chiarezza sulle materie prime utilizzabili. Ci aspettiamo che nel più breve tempo possibile si rimedi, in modo che i cittadini possano essere tranquilli e non si permetta più ai soliti furbi di aggirare leggi non troppo chiare.

L'eliminazione dei sacchetti in plastica è stato un passo molto importante dal punto di vista ambientale.
Per quanto concerne lo smaltimento della frazione umida, per esempio, l'associazione dei compostatori (CIC) sottolinea come essi rappresentino la principale fonte di contaminazione del compost e di costi aggiuntivi per la separazione e lo smaltimento.

Anche la Spagna recentemente ha seguito l'esempio dell'Italia vietando, progressivamente, la vendita di shopper non biodegradabili. Il divieto definitivo entrerà in vigore a partire dal 2018.

L'auspicio è che presto venga introdotta una norma a livello europeo e che venga eliminata la possibile confusione tra concetti molto diversi quali biodegradabile e compostabile.
L'obiettivo che dobbiamo prefissarci è quello di evitare l'invasione delle buste di plastica nell'ambiente in quanto rappresentano, solo per fare un esempio, un grande pericolo per i pesci e gli altri abitanti marini.

Ci aspettiamo poi dall'Unione Europea anche norme più stringenti riguardanti gli imballaggi (riduzione, utilizzo di materiali recuperati o biodegradabili) e altri prodotti usa e getta.
Nel settore delle stoviglie e posate monouso abbiamo già detto come le posate biodegradabili possano rappresentare una valida alternativa soprattutto nella ristorazione collettiva.

1 commento:

  1. Se la gente riuscisse a comprendere quanto inquinamento in meno si potrebbe generare riducendo o rendendo "bio" gli imballaggi, sarebbe già un bel passo avanti. Purtroppo però nella routine quotidiana non ci si ferma a pensare a qs cose e la spazzatura non biodegradabile aumenta in maniera spropositata come in qs caso:
    http://www.youtube.com/watch?v=r1XdVeOXhLI

    Dipende da noi!
    Grazie per questo articolo!

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