11 dicembre 2011

Bioplastiche, considerazioni ed alcuni esempi




Il termine "bioplastica", nella mente di molti, è associato a concetti diversi tra loro quali:
a) biodegradabilità della materia plastica,
b) origine biologica dei materiali,
c) biocompatibilità, cioè la proprietà di una sostanza di essere ben tollerata da un organismo vivente.

Proprio per questo motivo è opportuno, a nostro avviso, riferirsi a materie prime biodegradabili o meglio compostabili quando ci si riferisce al mondo delle posate o stoviglie bio.
La compostabilità di un materiale è infatti un concetto più stringente della biodegradabilità come abbiamo già avuto modo di osservare in precedenza.

I materiali polimerici ottenuti da fonti rinnovabili vegetali sono quelli che per la loro origine possono rientrare nella categoria delle materie prime biodegradabili e compostabili. Sono il frutto di un processo che a grandi linee è il seguente: partendo da materie prime diverse (mais, patate..) si ottiene per fermentazione il monomero che viene polimerizzato e legato ad altri materiali polimerici in modo da ottenere una materia prima con caratteristiche meccaniche/termiche ottimali e facilmente lavorabile.

I principali materiali che fanno parte di questa famiglia sono i seguenti.

Acido polilattico (PLA)
E' un poliestere ottenuto partendo dal  mais avente caratteristiche simili al PET. La capacità produttiva installata in Europa è di 60000 t/anno.

Amidi modificati
Questo gruppo è molto ampio (diverse materie prime utilizzate), dato che l'amido è di per sé termoindurenete e fragile deve essere modificato chimicamente e miscelato con altri materiali polimerici di origine naturale (PLA, cellulosiche) o sintetica (copoliesteri o polivinilalcol). La capacità produttiva in Europa è di 200000 t/anno.

Poliidrossialcanoati (PHA)
Vengono ottenuti tramite fermentazione batterica di zuccheri o melasse e hanno caratteristiche simili a quelle del polipropilene. La capacità produttiva in Europa è di 1000 t/anno. Abbiamo trattato il caso di un'azienda italiana che ha sviluppato una tecnica per la produzione di una materia di questo tipo (Minerv).

Derivati dalla cellulosa
Vengono ottenute partendo dalla polpa di legno. La capacità produttiva in Europa è di 20000 t/anno.

L'importanza delle materie plastiche di origine vegetale è legata all'indipendenza da materie prime di origine fossile (petrolio) oltre al fatto di non portare ad un incremento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
Per quanto riguarda poi il problema legato allo smaltimento dei rifiuti e scarti rimandiamo ai discorsi fatti sul riciclo.
Una polemica legata allo sviluppo di questi materiali è quella relativa all'emergenza alimentare che dobbiamo e dovremo affrontare sempre più in futuro. Un campo di ricerca fondamentale sarà, per questo motivo, quello di trovare il modo di utilizzare specie vegetali adatte a climi aridi o paludosi.




Fonte: "Bioplastiche: un po' di chiarezza" di G. Modini pubblicato su Plast della Reed Businnes Information.

3 dicembre 2011

Recupero e riciclo delle materie plastiche, considerazioni e andamento in Italia e nel resto del mondo


Abbiamo già avuto modo di analizzare alcuni aspetti legati al recupero e al riciclo delle materie plastiche sottolineando come, a nostro avviso, sarebbe opportuno allargare anche alle stoviglie e posate monouso in plastica la raccolta differenziata.

Recentemente una rivista del settore (Plast della Reed Businnes Information) ha pubblicato un interessante articolo in cui si analizza l'andamento del recupero e riciclo in Italia e nel resto del mondo.
I dati forniti tra gli altri da COREPLA (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio e il Recupero degli Imballaggi in Plastica) mettono in luce il trend positivo che ha portato dal 1995 al 2010 ad una riduzione della plastica destinata alla discarica.

Diamo prima di tutto qualche numero per far comprendere meglio le dimensioni del mercato delle materie plastiche.
In Europa Occidentale, solo nel 2010, si sono trasformate 49 milioni di tonnellate di materie prime che hanno generato 25 milioni di tonnellate di rifiuti post-consumo, si tratta cioè di prodotti che hanno esaurito la loro vita utile nel corso dell'anno.
Questi rifiuti possono essere recuperati oppure destinati alla discarica.
Con il termine recupero si intende sia il riciclo vero e proprio (dai rifiuti si ottengono materie prime riutilizzabili) che il recupero energetico (i rifiuti plastici vengono utilizzati per ottenere energia attraverso il processo di termovalorizzazione).
A livello europeo l'Italia è tra le nazioni più virtuose avendo un tasso complessivo di recupero del 45%  distribuito in maniera quasi equivalente tra riciclo e recupero energetico. I paesi che hanno un tasso complessivo più elevato hanno generalmente un tasso di recupero energetico molto alto in quanto dotati di numerosi impianti di termovalorizzazione destinati principalmente al teleriscaldamento. Nel nostro paese tali impianti non sono purtroppo molto utilizzati.
In Europa complessivamente si è assistito dal 1995 al 2010 ad un incremento della percentuale di plastica riciclata (da 8% a 21,6%)  ma anche di plastica recuperata mediante termovalorizzazione (da 15,3% a 30,4%).

Il settore degli imballaggi è senza dubbio il più importante per quanto riguarda il riciclo essendo non a caso quello interessato dalla raccolta differenziata.
Le tendenze degli ultimi anni sono quelle di ridurre il peso degli imballaggi, di utilizzare anche una percentuale di materie prime provenienti da processi di riciclo controllati e di utilizzare materiali biodegradabili.
L'Italia con l'Inghilterra e la Germania è all'avanguardia per quanto riguarda gli impianti per lo smistamento in automatico e ciò consente di incrementare notevolmente la percentuale di materiale recuperato.
Il recupero delle materie plastche ha un impatto economico elevato sia per il valore delle materie prime ottenute che per il numero di addetti occupati. Per quanto riguarda il discorso ambientale è inutile sottolineare i vantaggi che ne derivano e legati ad una riduzione del materiale destinato alla discarica e delle emissioni in ambiente di anidride carbonica.

In Italia le regioni del nord sono quelle in cui si recupera di più complessivamente (60% circa delle tonnellate raccolte in Italia) e in termini di kg raccolti pro-capite.
Questo dato spiega anche come nelle regioni settentrionali siano presenti 18 impianti di selezione (il 50% circa dei siti italiani).
La situazione attuale deve rappresentare uno stimolo per le regioni del sud: devono essere i cittadini stessi a pretendere di essere messi in condizione di effettuare una raccolta differenziata diffusa.
Vogliamo qui ricordare come alcuni comuni del sud rappresentino degli esempi di virtuosità a livello nazionale, speriamo che vengano al più presto imitati dalle altre amministarzioni locali.

A livello internazionale si sottolinea che in alcuni paesi il recupero delle materie plastiche non è ancora molto diffuso anche per interessi economici (per esempio in Russia) oppure lasciato, spesso, all'iniziativa dei singoli e senza controlli (situazione della Cina....) in modo da rappresentare un pericolo per l'ambiente e per la salute.

In conclusione ribadiamo la necessità, almeno secondo noi, di non limitare ai soli imballaggi la raccolta differenziata porta a porta e, naturalmente auspichiamo la diffusione di prodotti (posate e stoviglie prima di tutto) realizzati con nuovi materiali biodegradabili e compostabili.