11 maggio 2014

Per gli shopper la normativa italiana diventa europea


La Commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare del Parlamento europeo ha approvato una direttiva che si propone di ridurre il consumo dei sacchetti monouso.
Le misure adottate in Italia e già trattate da noi in precedenti post sono state ammesse nella nuova direttiva continentale.


Va detto che viene data la possibilità ai vari stati membri di seguire strade diverse per raggiungere il comune obiettivo di una riduzione del 50% in 3 anni rispetto al 2010 e dell'80% in 5.
Si tiene conto poi della differenza tra le plastiche tradizionali e le bioplastiche prevedendo nel giro di 5 anni l'utilizzo esclusivo di sacchetti compostabili per la frutta e la verdura.
Plastic Consult ha effettuato un primo bilancio della norma introdotta in Italia: in circa 3 anni si è ridotto il volume degli shopper in circolazione del 50%.

Riportiamo per onor di cronaca anche la posizione dell'associazione dei trasformatori di materie plastiche (EuPC).
Pur apprezzando gli obiettivi delle norme si sottolinea come le bioplastiche non sempre siano meno dannose per l'ambiente rispetto a quelle tradizionali.
In ambiente marino gli shopper bio non si degradano e in altri ambienti la degradazione è molto lunga. In alcuni casi poi i sacchetti biodegradabili sono realizzati almeno al 50% con plastiche a base petrolchimica.
Viene sottolineato infine come tali misure penalizzino la pratica virtuosa del riciclo molto spinta per esempio in paesi come l'Austria e la Germania.
Secondo l'EuPC si rischia di spingere una tipologia di materiali in assenza di giustificazioni ambientali, scientifiche o economiche credibili.

Non vogliamo dare giudizi lasciandolo fare a persone più esperte.
Quello che conta secondo noi è che finalmente sembra esserci la volontà di affrontare un problema come quello dell'inquinamento (soprattutto marino) legato agli shopper.