24 marzo 2011

Posate biodegradabili: il prezzo è giusto?


Il prezzo più elevato è stato senza dubbio l'aspetto che fino ad oggi ha frenato il diffondersi delle posate biodegradabili rispetto a quelle tradizionali in plastica.
Viene naturale chiedersi se questa differenza sia giustificata oppure se si tratti di speculazione.
Per rispondere a tale domanda occorre considerare principalmente due fattori: materie prime utilizzate e aziende produttive.

Cominciamo ad analizzare il primo fattore. Le stoviglie biodegradabili sono realizzate in Mater-Bi, che, come abbiamo visto, non è l'unico polimero presente sul mercato ma senza dubbio è il più utilizzato in Italia in questo settore. Le materie plastiche alternative (polistirolo o polipropilene) hanno un costo sensibilmente inferiore, pari a circa il 30/40% di quello del polimero Novamont. La differenza di prezzo è riconducibile in parte al fatto che la formula del Mater-Bi è brevettata, in parte alla non applicabilità a un mercato di nicchia come la produzione di materiale biodegradabile delle economie di scala possibili nella produzione delle materie plastiche tradizionali.
La differenza di prezzo risulta più difficilmente giustificabile se si ragiona in termini di composizione dei materiali. Infatti, se è vero che il mais da cui si parte per ottenere il Mater-Bi ha un prezzo elevato e il suo utilizzo nella produzione di posate bio solleva discussioni di "opportunità" legate al problema della fame nel mondo, è altrettanto vero che le materie plastiche "tradizionali" derivano dal petrolio, il cui prezzo è sempre crescente e facilmente influenzabile da elementi esterni.  

Il secondo fattore è rappresentato dai trasformatori, ovvero le aziende che producono le stoviglie. La cultura del biodegradabile si sta diffondendo da poco e attualmente esistono pochi grandi produttori che ricoprono una consistente quota di mercato. Logica conseguenza è la mancanza di concorrenza e il perdurare di prezzi elevati. Non aiuta la presenza di molti distributori o rivenditori: si allunga la filiera e aumenta il margine complessivo caricato sui prodotti. 

Fino a qui abbiamo analizzato la situazione attuale, la conclusione è quella che fino a quando non aumenterà la richiesta di prodotti biodegradabili non ci saranno economie di scala e concorrenza tra gli operatori che porteranno ad una riduzione dei prezzi.
Lo Stato in questo processo dovrebbe avere un ruolo attivo in quanto come già detto in precedenza la sostituzione di imballaggi in plastica tradizionale con quelli in materiale biodegradabile comporta minori costi di gestione dei rifiuti e quindi minori costi per la comunità. Di fatto, nel medio-lungo periodo investimenti significativi in tale settore comporterebbero non una spesa aggiuntiva ma una riduzione di costi.

Prima di concludere farei anche un accenno alla presenza sul mercato di prodotti "sospetti", esistono dei prodotti importati dall'estero (Cina in primis) che hanno costi molto inferiori (almeno per i distributori...) ma sulla cui bontà rimangono dei dubbi; ci occuperemo però in futuro di questo argomento più dettagliatamente.

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