25 gennaio 2014

Presto un PLA Made in Italy?


Il PLA (acido polilattico) è tra i più importanti e diffusi materiali biodegradabili e compostabili.
Ottenuto partendo dalla fermentazione dell'amido di mais, è utilizzato soprattutto nel settore degli imballaggi (per esempio sacchetti per il pane o imballaggi rigidi).

Al momento oltre al prezzo (doppio rispetto alle materie plastiche tradizionali) alcune sue caratteristiche fisiche ne limitano un'ulteriore diffusione:
-rigidità: non permette la produzione di film morbidi;
-fragilità: comporta criticità in alcune lavorazioni come la termoformatura (processo con il quale si producono la maggior parte dei piatti, contenitori e bicchieri presenti sul mercato);
-bassa resistenza alla temperatura: si deforma facilmente sopra i 60°C non è adatto perciò all'utilizzo con cibi o bevande calde e non può essere utilizzato nei microonde.

Risulta chiaro come studiosi di tutto il mondo cerchino la via per migliorare le caratteristiche di questa materia prima che conserva delle enormi potenzialità di sviluppo.
In prima linea vi è anche un gruppo di studiosi italiani dell'Università degli studi di Milano che è riuscita a sviluppare un metodo per produrre un PLA con caratteristiche nettamente superiori rispetto a quello tradizionale.
Il gruppo, guidato dal professor Di Silvestro, è riuscito anche a produrre un materiale particolarmente adatto allo stampaggio ad iniezione, lavorazione che non si adatta particolarmente all'acido polilattico attualmente in commercio.
I risultati ottenuti dal gruppo sono molto incoraggianti, speriamo che riescano a trovare presto un partner industriale che riesca ad implementare su grande scala il processo messo a punto.

Ricordiamo ancora una volta che la sfida principale dei prossimi decenni per i materiali biodegradabili e compostabili resta a nostro avviso legata alla riduzione del prezzo.

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